Wicked Dub Division? Un nome che, per tutti e tutte coloro che seguono la scena Dub e in levare del Belpaese non è certamente una novità. Featuring importanti, collaborazioni, live show in festival e club di rilievo. Li abbiamo raggiunti, per farci due chiacchiere in merito al loro nuovo disco “Deepest”. Un disco che rispecchia la ricerca e l’evoluzione della band.
Wicked Dub Division: un nome che affonda le sue radici nel 2005, nel mondo delle produzioni Soundsystem. Quanto è cambiato il mondo Sound dal 2005 al 2019?
I Wicked Dub Division nascono nel 2005 in occasione dell’allora “Ja’Sound Festival” a Bagnols sur Cèze in Francia, divenuto in seguito “Bagnols Reggae Festival”, dove la presenza dei Sound System – a differenza di casa nostra – era già ben radicata. Appena rientrati, decidemmo di produrre con l’aiuto del digitale alcune tracce, stampate poi in vinile prettamente per il circuito dei Sound System.
La cosa funzionava e si decise inizialmente di investire nel progetto con l’acquisto di un impianto ‘Sound System’, non senza sforzi anche in termini di denaro per quell’epoca. Inoltre in quel periodo cominciavano a fiorire una lunga serie di progetti con Sound System auto costruiti più o meno potenti, fino ad arrivare ai giorni nostri dove non si contano ormai più i innumerevoli eventi a sfondo ‘Reggae Dub’ nella penisola, supportati da questi grossi impianti e con la presenza molto spesso di ospiti di livello internazionale. (Gp Ennas – Batterista)
Poi la svolta, nel 2011 con Wadada. Come fu la reazione della critica nei confronti del vostro primo disco?
La prima recensione fu fatta da Rock It e mi ricordo che fu una bellissima descrizione del disco fatta da Mattia Trentin che ci inorgoglì parecchio all’epoca e ci spinse a continuare, soprattutto portando le nostre produzioni sui palchi sotto forma di live band.
In generale l’album piacque molto alla critica anche perché al suo interno conteneva, oltre alle tracce cantate, ben 9 Dub version che mixammo con Buriman al Moa Anbessa studio di Venezia. (Gp Ennas – Batterista)
Da qui cominciano anche i live con artisti di calibro internazionale! UN live che vi ricordate in particolare di quegli anni?!
Per quel che riguarda le nostre esibizioni con il Sound System ricordo un paio di bellissime serate dove ai controlli abbiamo ospitato Jah Shaka e in seguito Aba Shanti I in una serie di eventi organizzati da Imo dei Moa Anbessa a Venezia!
Per i concerti con la band ricordo senza dubbio una serata a Pordenone dove abbiamo fatto da apertura ad un concerto di Lee Perry, appoggiato dalla famosissima backing band dei Robotics e con Mad Professor al mixer!
Occasione in cui nel back stage abbiamo potuto confrontarci direttamente con i musicisti, dai quali è stato piacevole aver avuto riscontri per noi gratificanti circa le nostre produzioni live. (Gp Ennas – Batterista).
Il fulmine a ciel sereno arriva con “Mama” assieme ai North East Ska Jazz Orchestra con un singolo da 2 milioni di views su Youtube! Com’è nata questa traccia? Qualche retroscena?
Una vera e propria sorpresa per tutti noi, da ogni punto di vista. Innanzitutto perché “Mama” ha origine da un brano strumentale dal titolo “Roots & Wings” presente nel nostro terzo disco “Red” nel quale io suono la melodica. Poi una seconda versione Wicked in studio, la stessa “Roots & Wings” diventa “Warriors”, ed infine Max Ravanello, nostro carissimo amico e arrangiatore della North East mi dice che si immagina quella linea melodica con i fiati, ma non sono certa di riuscire a reinventarmi ancora qualcosa su un brano che aveva già due vite… e poi arriva l’idea di scrivere un testo che celebri in maniera semplice la meraviglia di Madre Natura, e così mi sono immaginata la potenza dei suoi colori scintillanti che sono diamanti, preziosi per questi tempi. Max ha creato la parte orchestrale e Freddy Frenzy e Rosa Mussin (vocalist insieme a me della Nesjo) hanno contribuito con me alla parte vocale. (Michela Grena)
Veniamo ai giorni nostri: Deepest, il vostro nuovo disco. 47 minuti circa di viaggio nel profondo delle sonorità della progetto. Com’è nato questo vostro nuovo album?
“Deepest” nasce in un momento di ricerca per tutti noi, dopo “Red” avevamo un grande desiderio di evolverci ma al tempo stesso di restare fedeli alle sonorità profonde ed ipnotiche della dub music. Molti progetti europei denominati dub stanno perdendo la loro matrice reggae/africana, strizzando l’occhio alla techno, alla house, alla musica elettronica più minimale, e davvero al di là del nome, appaiono all’orecchio tutto tranne che dub. Partendo dal presupposto che ognuno è libero di fare ciò che vuole, noi desideriamo invece mantenere un filo conduttore tra ciò che siamo e ciò che abbiamo ascoltato in questi anni, frutto dei percorsi musicali di ognuno di noi, e di certo ben radicato tra il roots e il dub Uk.
“Deepest” è un elogio al profondo, che è di certo dub nella sua essenza. Rappresenta per noi un desiderio di rallentare, di riflettere, di diminuire le parole, le immagini, per ritrovarsi nella musica e riaccendere il cuore.
La sonorità è per noi sotterranea, subacquea, un voler ritornare attraverso l’ipnosi della musica, ad una dimensione personale, lontana dalle urla del mondo, immaginandosi nel fondo dell’oceano, dopo il fragore della città, senza paura, cercando la luce nell’oscurità. Il legno della batteria e il pulsare delle linee del basso che si fondono con l’elettronica più tagliente, voci decise che si mescolano a canti eterei, la voglia di ritornare ad essere parte del fluire della musica per ritrovare noi stessi e l’altro nella sua essenza.
Le parole raccontano di un mondo disturbato, vittima della sua stessa estetica, un mondo di persone un pò perse che devono ritrovare il senso dei valori fondamentali, di condivisione e senso di appartenenza, un voler restare in equilibrio tra la melma di un “fuoco nero” che ci attraversa e ci vuole contaminare, rendendoci spesso schiavi di meccanismi politici che decidono per noi.
Si tratta appunto di ritornare a noi, per riscoprire la bellezza di noi stessi e dell’altro che è una risorsa nella sua diversità. Un profondo inteso come intimo, riflessivo, che ci riporti a comprendere la realtà e a scegliere senza condizionamenti. (Michela Grena )
“You Can Fly” ripropone l’accoppiata fulminea di “Mama”: non è un rischio questo, a livello discografico, riproporre un featuring già avvenuto e che ha avuto un buonissimo successo?
Confesso che non ci abbiamo per niente pensato a cosa poteva essere “You can fly” in confronto a “Mama”, siamo amici, vicini di casa, e ci piace fare musica insieme, questo è quello che ci muove. Un istinto, un desiderio semplice di fare qualcosa insieme. “You can fly” è un lavoro di due giorni intensi e davvero belli, dal sabato mattina in cui c’era la linea delle voci, la struttura ritmica e poco altro, a domenica sera in cui il brano era finito e registrato. Una bella sfida e un’esperienza che ci ha arricchito molto, in cui ognuno (e siamo in 18) ha contribuito live & direct con qualche idea in un’atmosfera bellissima di grande condivisione e divertimento. Come andrà non lo sappiamo, ma siamo contenti del risultato. (Michela Grena)
Wicked Dub Division, Michela Grena e Zion Train: un trittico di nomi che sono collegati fra di loro da collaborazioni, tour e date su palchi europei ed internazionali. Com’è nata questa amicizia e collaborazione?
Zion Train sono i nostri mentori da sempre, dai tempi in cui c’era Molara alla voce, la mia prima dea ispiratrice, tutto ci è piaciuto di loro, sempre, il loro restare al passo con i tempi ma senza snaturarsi mai. Un bel giorno del 2016 mi arriva una mail di Neil Pearch in cui mi chiede se sono disponibile come vocalist ad affiancarlo per un festival in Messico a Guadalajara… potrete immaginare la mia gioia e la mia ansia al tempo stesso. Una bella prova, lo show Zion Train è totalmente improvvisato, non c’è scaletta, nulla di deciso. Boom! Sul palco dopo quasi 20 ore di aereo senza dormire, un’esperienza davvero indimenticabile e che ha dato il via ad una collaborazione più duratura, che mi ha permesso di essere sul palco con loro in altre straordinarie occasioni, con la gioia e la grande empatia che è nata da subito con Dub Dadda, storico mc Zion Train. Stare sul palco con lui e con loro è pura energia!
Da qui e da questa amicizia l’idea di coinvolgerli nel disco… il loro apporto parla da sé! Ne siamo contentissimi e onorati. (Michela Grena )
La scena Dub italiana: come la vedete? Cosa ne pensate?
La realtà Dub italiana secondo noi è molto viva in questo momento. Come raccontava Gp è cresciuta in maniera incredibile dalla fine degli anni 90 ad oggi… Una realtà fatta di ottime produzioni, tantissimi Sound System sparsi per tutto il territorio e serate Dub quasi ogni week end. Questo non può che farci piacere. Speriamo che parallelamente si apra anche maggiore spazio per le live band, di cui siamo esponenti al di là del genere appunto, da grandi amanti del Sound System e delle infinite notti sotto cassa, amiamo la dimensione live, che ci rappresenta e che meriterebbe maggiori spazi, anche per le molte realtà emergenti che stanno nascendo nel territorio.
Domanda spinosa: Dub, spiritualità e religione. Si sa il connubio fra lo stile musicale e l’aspetto religioso dal quale nasce. Molti criticano la scelta d’artisti italiani ed europei di parlare di concetti spirituali lontani dalla loro quotidianità: voi cosa ne pensate?
Crediamo che la musica sia innanzitutto libertà di espressione e grande empatia. Siamo europei, italiani del nord-est, figli della nostra cultura… è normale secondo noi che il risultato di ciò che portiamo avanti a livello musicale e spirituale sia un mix, non una totale immedesimazione a dei principi tanto lontani da noi e parte di una cultura radicata e per forza legata al territorio in cui si nasce. Ci si muove con profondo rispetto, e credo che parlare di importanti questioni umane e sociali, dando voce a volte a chi non ce l’ha, così come parlare d’amore e di bellezza di ciò che ci circonda sia un atto religioso, e rappresenti nel profondo la cultura giamaicana, ci poniamo con umiltà e grande rispetto perché ci sentiamo da sempre profondamente legati a questa musica. Se si dovesse mettere davvero in pratica questo principio di onestà nei confronti della storia spirituale e culturale di ogni genere musicale, noi italiani dovremmo fare tutti i cantautori, non cantare nemmeno in inglese, non fare blues, non fare jazz, non fare gospel, ma se la musica può compiere dei miracoli uno è questo. Farci sentire parte di un qualcosa perché cattura totalmente il nostro essere, riassume il nostro senso della musica… questo è per noi fare reggae-dub da europei, sentici parte di un qualcosa di magico, che è che per noi il riassunto perfetto di tutta la musica che ci piace… non è amore questo?
Torniamo al vostro ultimissimo disco “Deepest”: la vostra traccia preferita (se esiste)?
La traccia d’apertura del disco, “We are one” è sicuramente una delle nostre preferite. È un brano che ha avuto diverse evoluzioni dal suo primo provino, è stato uno dei primi nati di questo disco. A lavoro quasi ultimato e mix già praticamente pronto, siamo tornati in studio a registrare la versione attuale. Forse anche per questo è una delle tracce che amiamo di più suonare dal vivo; è un brano che fa un pò da sintesi di tutto il percorso fatto durante la realizzazione di “Deepest”.
Prossime date live dove poterlo ascoltare?
In questo momento stiamo lavorando sodo per dare una nuova veste a tutto lo show, sia ai brani del nuovo disco sia a quelli dei 3 album precedenti. Partiremo a dicembre, il 13 a Modena – Vibra ed il 14 a Napoli – Scugnizzo Liberato, con due super ospiti, Dubdadda e Baltimores per poi proseguire il 20 ad Udine – Teatro San Giorgio assieme alla North East Ska Jazz Orchestra. Chi vorrà trovare tutte le nostre date potrà farlo sul nostro sito www.wickeddubdivision.com o tramite i canali social Facebook e Instagram.
A voi i saluti finali.
Un saluto a tutti gli ascoltatori e lettori di Zion Street Radio Onda d’urto, e per chi volesse sostenere la nostra musica, lo può fare su Bandcamp acquistando direttamente le nostre produzioni (https://wickeddubdivision.bandcamp.com/). Speriamo di incontrarci presto ad uno dei nostri live. Big up!
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