Parlare di un mostro sacro della voce Reggae e made in Jamaica come Gregory Isaacs è davvero difficile. Oggi avrebbe compiuto 68 anni.
Classe 1951. Gregory Isaacs debutto giovanissimo come i suoi coetanei durante la cosiddetta foundation. Era il 1969 quando su un 45 giri venne incisiva Another Heartache: una traccia che raccontava di una forte delusione d’amore. Un dolore forte tanto quanto una futura rinascita. Fu un buco nell’acqua: la produzione e la promozione del brano andò a rotoli.
Diversi furono i colpi a salve sparati da mr. Isaacs prima della sua consacrazione che ruotava intorno ad innumerevoli produttori e produzioni. La maggior parte delle sue tunes, però, erano singoli auto-prodotti con la sua etichetta African Museum, formata nel 1973 con Errol Dunkley. Poi arrivano gli anni 80 e la Virgin Records. Un nuovo campionato musicale, quello da giocare. Regole ben diverse. Tempi forse più maturi per produzioni di livello e valore internazionale per una major che puntava in alto fin da subito. E allora via con “Soon Forward”, “If I don’t Have You” e “Let’s Dance” fra le tante. Una voce dolce, che affondava le sue radici nella cultura giamaicana e nel suo essere Reggae fin da subito. Un quadro che sembrava apparire splendido, definitivo ma al male fu permesso di ammuffire quello che sarebbe stato un’artista fondamentale ancora oggi. La droga (cocaina nda.) e un tumore ai polmoni se lo portò via nel 2010 nella sua casa di Londra, dove ormai aveva trovato base. Tanti auguri, mister Isaac. Sarebbe stato bellissimo, rivederti su palco in questi anni dove certe voci, ahimè, mancano tanto.