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  • Voto Zion Street
4.5

Riassunto

Ascolti Trip Hop? Ti piace l’Abstract? Allora non puoi non avere sulla tua mensola questo disco! Caldo, avvolgente, psichedelico. Suoni aridi, analogici e ritmati ti accompagnano assieme al cavallo d’acciaio in un deserto americano fra chitarre, sample funk e panoramicità. Da non perdere, per niente al mondo. Disco quasi perfetto!

The Sound Defects e il suo viaggio in musica con il cavallo di acciaio. The Iron Horse è un disco complesso e allo stesso tempo, di facile ascolto: complesso nelle atmosfere, ripetitivo nella ritmica, complesso nei colori e nella profondità della composizione a cavallo fra il Trip Hop, l’Abstract più panoramico del mondo Hip Hop con venature jazzate.

Vi siete mai immaginati di poter correre con una motocicletta nel deserto americano, ascoltando chitarre flangerate che risuonano nel vento? Correre senza controllare la velocità, aprire il gas fino in fondo e lasciarsi andare. Come se in realtà il vento della radura arida americana fosse il vento del mare e tu una barca a vela senza un timone. The Sound Defects (qui al sua pagina Facebook) ci accoglie con il tema del cavallo d’acciaio (Theme From The Iron Horse), prima traccia del disco. Subito si corre ma con un ritmo che richiama poi la successiva, splendida Angels: un capolavoro.

Il sample risuona leggermente sfasato dalla griglia del tempo della traccia, muovendo l’ascoltatore come farebbe se fosse seduto su un’altalena. Su e giù, avanti ed indietro. I piatti della batteria, campionati da chissà quale vecchio vinile, tagliati in maniera grezza, dettano il tempo. Ti senti su una piccola sedia a dondolo ammirando quel deserto appena attraverso con la prima traccia.

 

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The Iron Horse è un viaggio e questo è chiaro fin dalla traccia numero 2.

Il clima si fa cupo, poi solare a seconda di come gira quel vento che sferza forte e poi leggero sulla radura arida americana descritta da The Sound Defects: in definitiva uno dei migliori episodi musicali di fine prima decade 2000 nel mondo Abstract made in U.S.

Da menzionare “War” nella sua ossessività e nella sua ritmica. Il suono saturo, caldo e colorito del disco arricchisce un’arrangiamento semplice e complesso. Una dualità di scrittura quella del produttore americano, che si fa notare anche in Take Out, dove le chitarre ritornano protagoniste. Qui la scrittura si arricchisce di nuovi strumenti: tastiere, organetti, chitarre elettriche con diverse effettistiche: un viaggio interrotto solo dai cambi di tema. Prima più “desert” poi più “onirici” ed infine più ritmati nel tema centrale. Una colonna sonora, profonda e ricca di spunti artistici.

The Sound Defects
The Sound Defects

Le “visioni” come in ogni buon viaggio nel deserto devono arrivare. Sarebbe bello immaginarsi che dopo un lungo viaggio a bordo del proprio bolide di acciaio si arrivi finalmente in una città del deserto. Gli spazi si ristringono, la vita pullula per le strade, magari qualche casinò con le sue luci sfavillanti e quel caos urbano dettato dalla vita quotidiana: The Fuzz è questo. Un ritmo decisamente più serrato, da “serata” in città dopo giorni di deserto.
 
La successiva Jean Jacket John è probabilmente la migliore strumentale per il mondo Hip Hop presente in questo disco: è da sapersi che il mondo del Trip Hop, specialmente se mischiato con sonorità “bum-cha” spesso e volontieri sfonda nella black music più pura e da ghetto. La traccia dura poco, solo 1 minuto o poco più e poi il sample della vita, come lo chiamerebbero molti producer: Ain’t Right irrompe con un tiro estremamente funk e il fiato insieme al sample vocale spazzano via qualsiasi dubbio: questo disco è un capolavoro. Qui raggiungiamo l’apice della genialità intrinseca data dal producer americano: traccia composta perfettamente, nemmeno una sbavatura.

 
L’utilizzo dei sample ricorda Onra dei tempi d’oro. Plan B e Peace chiudono successivamente uno dei viaggi, meglio riusciti da parte di The Sound Defects. Artista che ci porta nella sua mente e ci fa sguazzare dentro un mare di suoni, colori e sensazioni. Purtroppo, ad oggi, la sua carriera sembra interrotta con questo nome d’arte. “The Iron Horse” secondo ed ultimo disco della sua discografia è datato 2008, mentre il suo esordio con “Volume 2” è datato 2004.
  
Con un pochino d’amarezza in bocca, salutiamo The Sound Defects con il suo “The Iron Horse” reputandolo come uno dei migliori dischi mai ascoltati dalla nostra redazione di Zion Street. Un piacere per le orecchie e per la mente. Buon viaggio, cavaliere del cavallo d’acciaio. Ovunque tu sia.
  

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